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12/3/2005 Palalottomatica, Roma - Antonello Venditti in concerto.
"Senza respiro ma pieno di speranze"
di Stefano Latini - "Solegemello-il sito"

Roma. Da qualche giorno il freddo intenso ha lasciato spazio al vento e ad una temperatura leggermente più mite.
Non aspettiamo Natale, come dice la canzone, ma una primavera di buone notizie, di pace, di ostaggi liberati e di verità.
E' passato Sanremo, con le sue canzoni, i suoi pugili da copertina, le sue vedette nazionali e internazionali.
E' tornata Giuliana. Nicola è tornato in una cassa di legno, e adesso lo chiamano eroe.
E tutto questo stride con quella vita che nonostante tutto, qualcuno chiama fantastica.
Il nostro "eroe" senza pianoforte da un pò di tempo fa storcere la bocca e poi sorridere di nuovo, come quando, per caso, play, e ti partono quelle stelle immense di Eleonora, che vorresti acchiapartele tutte e appiccicartele sul soffitto della camera e volare via, andare via anche tu....incurante di dare un senso alle tue giornate...andare via andare via...
Ecco, Antonello t'ha fregato ancora una volta, in quel punto di non ritorno della tua storia d'amore con le sue canzoni...Play. Si, sei di nuovo innamorato. Grazie Eleonora e grazie Antonello.

Si avvicina il 12 Marzo, il concerto è all'Eur, a quel Palazzo dello Sport che il restauro ha battezzato "Palalottomatica",reso peraltro evidente dai numeri "al neon"(con annessa "smorfia" )che "abbelliscono" la superficie dell'intero impianto.
Per me è la seconda volta in questo tour, dopo Torino. Ci vado con un pò di febbre, non particolarmente carico, convinto che sia il "solito" concerto.
E invece l'aria di Roma, si , proprio quella che te fa "sentì importante anche se non conti niente", quella "che te fa re", beh, rende questo concerto ancora una volta speciale.
Si sta a Roma e si sente. Il palazzetto è pieno di gente eterogenea, tutte le età e tutte le sensibilità, almeno così mi pare da uno sguardo rapido.
Rispetto a Torino, in più canta "Sara" e non canta "Stella", per il resto regala una potente e bellissima "Buona Domenica" con un arrangiamento e assoli assai convincenti(Rinalduzzi , Di Caprio e Amedeo Bianchi si avvicinano e si sfidano a colpi di chitarra e di sax, con Antonello che zompetta contento)
I brani sono quelli del cd Campus con i nuovi arrangiamenti che la gente non conosce...ed infatti canta le vecchie versioni in uno strano effetto di futuro-presente-passato che disorienta e stordisce.
In questo non si può crocifiggere Antonello...dopo 30 anni è pure lecito smontare e rimontare le canzoni.
Canta le classiche "...Cristina", "21..." Giulio Cesare", le nuove "Ruba" e "Lacrime...", "Che fanta...", e poi si concede due pezzi di piano "Ricordati di me" e "Peppino" con Centofanti che fa il suo bel lavoro all'organo. E poi "Notte prima..." delicata e splendida anche senza pianoforte, "Roma Capoccia" , ormai una vera e propria canzone popolare, patrimonio di questa città e di questo paese.
E poi le più rivoluzionate in chiave rock "Sotto il segno dei pesci" e "Ci vorrebbe un amico", e il palco sprizza energia da tutti gli amplificatori...
Non manca la bella, sensuale e calda come Roma d'estate, "Qui", che ci parla di Architettura, di amore, di seta indiana, di albe cinesi, di una stagione...
e poi, che bello riabbracciare i cari Piero e Cinzia!
In questo tour, ha ripreso in mano alcuni brani messi da parte da una quindicina d'anni e questo è senz'altro positivo; andrebbe praticato di più, di tappa in tappa di concerto in concerto...
E poi ancora canzoni. Un concerto asciutto , pochi discorsi e molta sostanza. Giusto il tempo per ricordare gli amici, i compagni, i cantautori che non ci sono più: Mimì Bertè, Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè, Rino Gaetano.
Qualche ingarbugliamento di troppo in certe esecuzioni da parte di Antonello(ma rispetto a Torino sono quisquiglie), come su "Dimmelo tu cos'è", salvata dal calore e dall'affetto con cui il pubblico la ricorda e la canta.
Antonello è comunque vitale, corre come un ragazzino di 56 anni, ha una felpa&cappuccio con un drago "tatuato" sopra e si gode la sua "superband" da leader.
E poi il finale , "Lontano Lontano" di Luigi Tenco, presentata al "Premio" quest'anno e portata in giro in tour: una voce calda e un arrangiamento delicato ed efficace(Rinalduzzi alla chitarra acustica) per un bell'omaggio a uno dei capostipite della canzone d'autore.
Chiude con la nuova "addio mia bella addio", una canzone antica e moderna sospesa tra vari mondi e vari culture.
Non la canta, ma la recita mentre la base va...strana scelta.
E' bello, quando , dopo un effetto-neve, tutto il gruppo torna sul palco senza strumenti e saluta, un pò stile teatro.
Bel finale: luci accese e applausi.
Il cantautore-senza-Kappa, grande voce e grande voglia, ha portato in scena tutto sè stesso, nel bene e nel male.
E' così che ce lo aspettiamo per tanti e tanti anni ancora...magari "senza respiro"..."ma pieno di speranze" come dice un brano del 2003 che vorremmo sentire anche dal vivo.

Chiude dicendo "non voglio dirvi Addio" come recita la canzone che conclude il concerto.
Certo che no, ti aspettiamo presto! "qui" è casa tua!

Grazie Roma, e grazie a te, ancora una volta, Antonello.


Stefano "Solegemello il sito" 
12/3/2005


"TOR DI VALLE 2000" di Stefano Solegemello

6/10/2000

Il concerto è stato molto bello! Peccato i problemi logistici, infatti arrivare a Tor di Valle è stato un pò complicato; l'ippodromo  si trova sulla via del mare che porta ad Ostia,  c'era un traffico indiavolato!, Siamo riusciti ad arrivare praticamente in tempo (salvo le prime 2 canzoni);
Io e mia sorella ci siamo messi sul prato proprio sotto al palco a forma di arca. A proposito è bellissima l'arca...tutta illuminata dalle luci...poi quando ha fatto "Su questa nave.chiamata musica" è stato perfetto. C'è stata una parte con la band e una al piano; Rispetto al concerto dell'Olimpico che ho visto giusto 1 anno fa in più ha cantato "Correndo correndo"(dedicata ad Emerson ,  un giocatore della Roma presente al Tor di valle), poi ha fatto "Sora Rosa" e "Ogni volta"; il concerto si è chiuso con "Ho fatto un sogno"(registrata) e dei bellissimi fuochi artificiali!
Poi c'erano I Kitomb, quel gruppo di ballerini-mimi-mostri,c'era un gruppo prodotto da Antonello i "Comunicazione corrotta", che però non ho sentito perchè sono arrivato tardi!!
Antonello era particolarmente in forma e aveva moltissima voglia di cantare e di parlare, ha toccato temi come l"Eritrea (un paese il cui destino lo tocca profondamente), poi la guerra in Jugoslavia e la recente soluzione pacifica di Belgrado , la pena di morte sul caso Barnabei;
Insomma il solito mito cantante-poeta-impegnato! Mi è piaciuto particolarmente perchè ho seguito il concerto dal prato ed eravamo abbastanza vicini...insomma è stato un apuntamento più intimo rispetto a quello dello Stadio Olimpico;

Stefano-SOLEGEMELLO
 

TOR DI VALLE 2000

Roma per l'ultima data del tour di Antonello. Ad aprire la serata i Comunicazione Corrotta, tre ragazzi che Venditti produce e che, siamo disposti a scommetterci, di strada ne faranno tanta. La loro esibizione è ben accolta dal pubblico e le loro canzoni sono arricchite da trovate sceniche che ci si aspetterebbe da un gruppo ben più navigato. Il loro rock melodico cantato in italiano è realizzato con intelligenza e con uno stile originale che rende i Comunicazione Corrotta riconoscibili anche in un panorama decisamente affollato. La scenografia di questo tour di Venditti è, di fatto, una gigantesca chiglia di una nave, un'immaginaria arca di Noè che traghetta la musica da un secolo all'altro e, con lei, un pubblico che segue da trent'anni il cantautore romano. Ma la forza di Venditti sta anche e soprattutto nell'aver saputo rinnovare il suo linguaggio poetico-musicale e con lui, quindi, di aver saputo parlare ai giovani di almeno tre generazioni.
Il concerto che chiude questo tour, quindi, è l'occasione per riascoltare vecchi e nuovi successi, da Peppino ai brani dell'ultimo Goodbye Novecento, passando da Sora Rosa, Roma Capoccia e Ci Vorrebbe Un Amico. Il clima è quello di una festa. Famiglie intere cantano in coro Sotto il Segno dei Pesci, fianco a fianco con i tifosi della Curva Sud e tanti ragazzi che con le canzoni di Venditti si sono innamorati. I Kitombe animano efficacemente lo spettacolo, che in due ore e mezza ha solo qualche pausa in cui Venditti ribadisce il suo impegno contro la pena di morte, contro tutte le guerre e, in particolare, cerca di sensibilizzare il suo affezionato pubblico sul conflitto che insanguina Eritrea ed Etiopia.
Tutti felici, Venditti che ha ritrovato il suo pubblico più affezionato e i presenti per aver sentito le più belle canzoni di una carriera lunghissima e strepitosa. Il segreto di Antonello sta nella capacità di saper comunicare con lo stesso entusiasmo di sempre temi importanti. A chi l'accusa di aver perso parte del suo nerbo politico lui risponde che sono solo cambiate le forme del suo impegno, ma non la sostanza. Oggi la musica impone toni più sussurrati e (forse) solo il rap si può permettere di urlare slogan. Questo Venditti lo sa benissimo, come sa perfettamente come coniugare l'impegno con i toni della festa. Come il concerto di stasera, terminato in un tripudio di fuochi d'artificio che incendiano la chiglia dell'arca;

Ricordi dalle tournée 1978-1982

di Marco Re "Rock 63"

Al palazzetto dello sport di Reggio Emilia c'era un concerto di un cantautore...era il 1978...io avevo 15 anni e con una coppia di amici allora molto cari andammo a sentire questo Venditti insieme al loro fratello più grande...mi ricordavo di avere avuto nelle orecchie qualche anno prima una canzone che per radio passava continuamente...Lilly...ma allora non capivo nemmeno bene di che parlasse...certo che quella strana litania...lilly lilly lilly lillly lillilili...ti entrava in testa ! Non so per quale motivo o fortunata coincidenza ma ricordo che sul parterre del palazzetto avevano sistemato delle file di seggiole di legno e finimmo praticamente davanti...forse la famosa fortuna dei principianti visto che per me bambino (si ragazzi ho detto bambino...allora a 15 anni eravamo poco più che bambini...non uomini fatti come i 15enni di oggi!!) si trattava del primo concerto della mia vita...
Era da poco uscito un disco "Sotto il segno dei pesci" e la tournee era appunto quella con Stradaperta. Giorgio Lo Cascio aveva il terribile compito di aprire lo show...poi arriva Venditti. Ricordo che rimasi inebetito dalla bellezza di quelle canzoni, di quella musica, da quell'uomo seduto al piano che a fatica sollevava lo sguardo verso il pubblico..."Lo stambecco ferito" mi colpì come un cazzotto nello stomaco...avevo i brividi a fior di pelle e gli occhi umidi per l'emozione.
Questo è stato il mio primo incontro con Antonello e con la sua musica: il giorno dopo mi fiondai in un negozio di dischi a comprare "Sotto il segno dei pesci" e nel giro di un mese mi ero già comprato tutti gli altri album precedenti non senza grandi problemi e discussioni in famiglia visto che per me, allora ginnasiale, si trattava di andare a implorare degli extra sulla famigerata paghetta settimanale...ma che mese di emozioni...di sorprese... L'Orso bruno, Quando verrà natale ...i due dischi che ancora oggi amo alla follia...Le cose della vita...i pianti che c'ho fatto su...Lilly e Ullalla ...e che ho ricomprato tutti quando il CD ha soppiantato il vinile e le musicassette...che ricomprerei all'infinito...

 

1982 -Festival dell'Unità a Modena. Tournée di "Sotto la pioggia".
Il concerto ormai è finito. Il pubblico entusiasta lo acclama mentre le luci vengono accese sul prato. Antonello timidamente esce accolto dagli applausi e, da solo al piano, esegue alcune canzoni. Poi attacca dal nuovo album "Fellini"...una versione piano e voce di un' intensità straordinaria, c'è molta commozione nella voce e nel canto di Antonello. Troppa. Ad un tratto si paralizza e gli occhi si inumidiscono. La voce rimane imprigionata nella gola. Le mani immobili sulla tastiera. Antonello chiede scusa e corre via.
Il concerto è finito.
Dopo mezz'ora, ormai la gente è sfollata, Antonello si aggira nel prato di fianco al palco: mi sembra ancora visibilmente commosso ed emozionato. Anche questa volta riesco ad avvicinarlo e a scambiare qualche battuta con lui. Mi chiede una sigaretta, un pò deluso per non aver trovato una delle sue amatissime Marlboro, che però prontamente individua tra le labbra di mia sorella. Snobba la mia Camel e chiede la Marlboro a Patrizia. Quasi con pudore accoglie i nostri complimenti, le nostre testimonianze di affetto. Grazie Antonello: sono passati quasi vent'anni ma le emozioni di quella sera sono ancora vive. Fu quella la tournée in cui iniziò un approccio al pubblico e al concerto diverso dal passato: un pizzico di spettacolo in più...i fumi, le luci e quei due stukas di cartapesta ai lati del palco che ogni tanto simulavano il decollo.

 

 

questo articolo mi è stato spedito da Manuela(Mangu) di Roma:

11 OTTOBRE 1992:
TRECENTOMILA NO AL RAZZISMO
tratto da "Il Messaggero"

Una marea di ragazzi al concerto di Venditti al Circo Massimo
 

In mezzo ai ragazzi che hanno partecipato all'eccezionale serata contro il razzismo

"Questa è la migliore risposta all'intolleranza"

Dal Trullo e dal Tiburtino, dal Labaro e dalla Serpentara, da Testaccio e dal Prenestino. Sui loro motorini, con gli autobus, con la metropolitana, i ragazzi di Roma non si sono fatti attendere: un interminabile fiume di entusiasmo si è riversato in quell'immenso catino che è il Circo Massimo per dire no al razzismo, all'intolleranza, alla violenza con la voce di Antonello Venditti, con le parole delle sue canzoni. Trecentomila e forse più. Già alle tredici c'era un migliaio di ragazzi, assiepati sulle transenne davanti al palco. Alle 16,30 erano diventati centomila e alle 18, quando Venditti ha intonato il primo brano al pianoforte, il colpo d'occhio era strabiliante. Qualcuno s'era arrampicato persino sul Palatino. E da via dei Cerchi fino alla Fao, era una distesa di facce pulite, di bocche che pronunciavo brani cantati mille volte e ormai mandati a memoria. Un solo, splendido coro.

"Non credevo, non credevo che potesse essere così emozionante, è un momento straordinario che sarà davvero difficile dimenticare" dice, urlando, Laura, studentessa liceale. "Vedi guarda quanti siamo" è l'invito di Gaetano, ventun anni, terzo anno di agraria "se tutta la gente che è qui già da domani, nel proprio piccolo, comincia con i fatti a dire di no alla violenza, all'intolleranza, all'odio, Roma sarà davvero la capitale dell'intelligenza. Bisognerebbe mandare il filmato di questa serata a Rostock, farlo vedere ai naziskin che hanno combinato tutto quel casino: ecco la nostra risposta". Angela e Loredana, mamma e figlia sono venute insieme, battono le mani e saltellano. Dice la madre: "E' importante che i destinatari di questi messaggi siano i giovani, ma quelli della mia età non possono girarsi dall'altra parte, liquidare una manifestazione come questa con una scrollata di spalle. Non si può più". C'è talmente tanta gente che a fatica si riesce a respirare. Gli infermieri della croce rossa vanno e vengono con le barelle, hanno raccolto decine di ragazzi e di ragazze sfiniti. Li hanno trasportati nelle tre tende del pronto soccorso dietro il palco e per rianimarli è bastato sottrarli alla calca per qualche istante. "Ero qui anche nel 1983, quando Venditti cantò per lo scudetto della Roma. Eravamo tantissimi ma oggi siamo molti di più, una marea" dice Claudio, elettricista. "Alcuni mie compagni di lavoro sono immigrati extracomunitari. Il razzismo non so cosa sia, ma forse perché con quei ragazzi ci vivvo a fianco ogni giorno. Forse la gente dovrebbe avere occasioni d'incontro reale, di confronto e tanti pregiudizi, secondo me, cadrebbero". Sotto il palco, a ridosso delle transenne che vacillano sotto il peso dei ragazzi che si sbracciano ad applaudire, ecco Michele Santoro, il conduttore di Samarcanda: "E' la partecipazione della gente il vero significato di questa magnifica serata". E Venditti, dal palco, tra un brano e l'altro, incredulo ed emozionatissimo, come se avesse sentito le parole di Santoro, urla alla folla: "E' una cosa incredibile, roba da matti, non ci credo" ripete. Poi riprende a cantare ed è l'ovazione. Nello spazio allestito dietro il palco, ad essere altrettanto emozionato e giustamente soddisfatto del risultato, è il sindaco Franco Carraro, artefice dell'iniziativa.

"Quando ho pensato a questa serata avevo di fronte due problemi, l'intolleranza verso gli immigrati e il fenomeno dei naziskin. Ma poi se ne è presentato un altro, la violenza politica, con gli scontri di San Giovanni" dice Carraro "ma la risposta dei romani come vedete non è mancata. E' solo l'inizio, faremo altre iniziative del genere, non concerti però che richiedono un'organizzazione molto complessa". Accanto a lui c'è Riccardo Pacifici, presidente del movimento culturale degli studenti ebrei: "Quanti sono i naziskin? 200? Beh qui siamo trecentomila. Questa manifestazione credo rappresenti un modello per le altre capitali europee. Anche noi daremo il nostro contributo per le altre iniziative, stiamo pensando ad una mostra fotografica sullo sterminio degli zingari durante l'occupazione nazifascista". Ecco il questore, Fernando Masone, ed altri funzionari. Dice: "Una iniziativa magnifica. Servirà alla città e servirà anche a noi che in questa metropoli dobbiamo pensare alla sicurezza". 


Ti segnalo il sito "Centocitta' di MICHELE con il quale "Solegemello" collabora.

Presenze record allo spettacolo gratuito per la tolleranza razziale.

di Fabrizio Zampa. tratto da "Il Messaggero"

L'inizio con Antonello al piano.

Poi un viaggio nei suoi successi, da Sora Rosa a Benvenuti in Paradiso a Grazie Roma.

 Una platea così grande, così calda e così compatta non s'era mai vista a nessun concerto italiano, neanche ai tempi di Grazie Roma, quando intorno a Antonello Venditti si radunarono in 250 mila o giù di lì. Ieri sera al Circo Massimo, a celebrare insieme al cantautore la giornata intitolata Roma Città Aperta, a cantare in coro le sue canzoni, a chiedere con la loro presenza una maggior giustizia e a schierarsi con fermezza e con civiltà contro l'intolleranza e il razzismo c'era una folla enorme che si spandeva ovunque fra l'Aventino, la Passeggiata Archeologica, via dei Cerchi e Lungotevere: erano più di trecentomila, tutti ragazze e ragazzi venuti a testimoniare il loro affetto e la loro ammirazione nei confronti di Venditti ma anche e soprattutto la voglia di essere presenti, di far sentire la loro voce, di sottolineare con un orgoglioso "siamo qui" ciò che un raduno del genere oggi significa.

Ecco perché, al di là dell'eccellente performance offerta con generosità e passione da Venditti (al suo terzo miracolo romano: anche stavolta è riuscito a vincere il maltempo, e adesso gli resta solo da camminare sulle acque), ci sembra il caso di lasciar da parte le valutazioni di carattere musicale o artistico e leggere l'evento da un punto di vista diverso. Che sta succedendo in questi giorni sempre più difficili per il paese e per tutti noi? Una cosa che succedeva molto tempo fa, alla fine di un'altra epoca scura e tormentata come gli anni Sessanta: nessuno ha fiducia nei politici, nei partiti e nello Stato, e così si torna a far corpo intorno a ciò che non ha ancora perduto credibilità, come la musica dei cantautori, categoria che dall'epoca di Dylan in poi ha saputo frugare tra le pieghe della realtà assai meglio di coloro ai quali questo compito sarebbe toccato istituzionalmente.

E' accaduto a giugno proprio con Venditti (eravamo freschi di Tangentopoli, e mai come allora il suo In questo mondo di ladri ci è parso più attuale), è accaduto nelle ultime settimane con la palpitante resistenza umana che ha circondato i concerti di Francesco De Gregori, è accaduto ieri al Circo Massimo, dove il cantautore romano ha fatto nuovamente da catalizzatore alle tante voci e alle tante emozioni che molta gente si tiene dentro ma che affiorano con prepotenza quando arriva lo stimolo giusto. "La musica - diceva Venditti a proposito della sua nuova canzone L'amore insegna agli uomini - è una delle poche cose che uniscono, e il concerto è un momento straordinario e unico: quando finisce non si sa quanto ha inciso nei cuori e nella mente della gente, ma è importante che ci sia per non far spengere questa luce e far si che le luci del palco si riaccendano su altre cose della nostra vita".

Così la serata al Circo Massimo ha innescato un'esplosione di sentimenti che grazie alla musica di Venditti si sono coagulati e mescolati in un tutt'uno. Aperto e chiuso dalle note di Ottobre di Ottorino Respighi, il concerto ha visto subito il cantautore, da solo al pianoforte, alle prese con i suoi brani più romani, come Sora Rosa, Attila e la Stella, Campo dei Fiori e Roma Capoccia, seguite da Sotto il segno dei pesci, Ci vorrebbe un amico, Sara e da Notte prima degli esami sul quale è entrata la band (…). Ecco poi Raggio di luna, Miraggi, C'è un cuore che batte nel cuore, Peppino, Settembre, Stella, Giulio Cesare, e via via Amici mai, Dolce Enrico, Benvenuti in Paradiso, Ricordati di me, In questo mondo di ladri, Alta marea, Grazie Roma, nel giusto crescendo di musica e applausi fino al gran finale.

E' stato un bel concerto, insomma, e quando a un certo punto Venditti si è fatto da parte e ha detto alla platea "Attenzione i protagonisti adesso siete voi, voi che normalmente per il potere non contate niente: gridate, dite quello che volete, e ricordatevi che dovrete fare tutto da soli", il Circo Massimo è diventato un'enorme distesa di fazzoletti bianchi che si agitavano nell'aria. Siamo qui, dicevano quei fazzoletti, e non ci piace affatto non contare niente. Speriamo che qualcuno ne abbia preso nota.

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