ASSOCIAZIONE CULTURALE "AMICI SOLEGEMELLO"

"Il fischio del vapore" : Francesco De Gregori e Giovanna Marini
Ricordi di un concerto
di
Mario "Mayito" - Roma - (scrivici!)

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Auditorium, Roma - Dicembre 2002

Dopo l’uscita del loro album “Il fischio del vapore”, Francesco De Gregori e Giovanna Marini sono tornati ad esibirsi al nuovo Auditorium di fronte ad una sala gremita ed a un pubblico di diverse generazioni accorso per la grande occasione. Che De Gregori e la Marini non suonassero insieme dal vivo, infatti, (se si escludono le due date dell’aprile scorso) non accadeva dall’inizio degli anni ottanta: cioè dal tour che seguiva la pubblicazione del disco “Titanic”; il che ha reso queste due serate di dicembre ancor più speciali.
“Non possiamo – ha detto Francesco – guardare al futuro senza conoscere bene il nostro passato; e le canzoni, se le intendiamo in questo senso, possono darci una mano. Spesso diventano anche loro il manifesto di una generazione: gli attuali ventenni, per esempio, sanno tutto di Battisti. E se a tutto ciò aggiungiamo il fatto che queste canzoni sono suonate con un basso, una batteria, una chitarra elettrica, credo possano piacere anche a loro.”
Torniamo però al concerto. Sono quasi le 21,15 quando Francesco e Giovanna compaiono in ottima forma sul palcoscenico insieme ad una band di tutto rispetto; giusto il tempo di prendere le chitarre e si comincia.
Apre la serata “Sento il fischio del vapore” cui fa seguito “L’attentato a Togliatti” e dopo un po’ di chiacchiere fra la Marini ed un De Gregori insolitamente loquace, i due cantano “Il feroce monarchico Bava”.
“Questa che abbiamo cantato con Giovanna – ci dice Francesco – è la storia di un generale realmente vissuto; la prossima, invece, quella di un altro generale: uno qualunque che purtroppo continuerà ad esistere per sempre.”
E tra gli applausi del pubblico cominciano così le prime note di un commuovente e crudo classico degregoriano come “Generale” che viene riproposta in una versione leggermente riarrangiata: un ritmo Beguine, qualche sporadica strusciata di piatti ed un sottilissimo accompagnamento d’organo Hammond. Torna quindi sul palco la Marini per eseguire due brani dal suo repertorio ("I treni per Reggio Calabria" fra questi), poi ancora insieme per “Nina, ti te ricordi” e “Donna lombarda di Gualtieri” ed il primo tempo si chiude con “Bella ciao” nella versione cantata dalle mondine.
Poco più di un quarto d’ora d’intervallo e si ricomincia con “Sacco e Vanzetti”, un’altra canzone popolare ed “Il tragico naufragio della nave Sirio” che De Gregori, visto l’argomento, ha inserito nella sua “I muscoli del capitano” circa vent’anni fa. Tocca ancora a Giovanna Marini intrattenere il pubblico con una breve, ma piacevolissima lezione di polifonia; canta quindi la storia di Maria (una gitana molisano-abruzzese) ed il “Lamento per la morte di Pasolini".  
Francesco torna quindi sul palco per eseguire “Rimmel”, “L’aggettivo mitico” e “Festival” con la quale ventisei anni fa rese un sentito omaggio a Luigi Tenco; la Marini lo raggiunge nuovamente per cantare “Saluteremo il signor padrone”: canzone con cui le mondine, a fine stagione, si congedavano dal lavoro.
 “Veniva cantata – spiega De Gregori – al momento in cui le mondine, usando una locuzione tipicamente romana, dicevano al loro padrone: nun te volemo più vede’!”
 “Saluteremo il signor padrone” è la canzone con cui i due artisti concludono il loro concerto; c’è solo il tempo per un breve bis: “O Venezia che sei la più bella” e le luci della sala si riaccendono.
Doveri di cronaca e scaletta a parte, però, valeva veramente la pena esserci. Valeva la pena perché questi eventi sono purtroppo molto rari; perché conoscere un po’ la tradizione popolare fa bene a tutti: giovani e non e, se si considera che lo stile di De Gregori si ispira anche alle tradizioni, forse serve anche a capire meglio la sua musica.

di Mario "Mayito" - Roma - (scrivici!)
questo articolo appartiene al suo autore. Tutti i diritti riservati - Solegemello



Le bandiere rosse nella hit-parade italiana

Veronique Mortaigne
(Trad. A cura di Salvo Di Grazia)

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Il duo composto da Francesco De Gregori, vedette del rock e Giovanna Marini, instancabile figura dell’opposizione, ha conquistato un successo inedito con un album abbondantemente segnato a sinistra, “Il fischio del vapore” che riprende quattordici canzoni politiche del patrimonio nazionale.

Roma dal nostro inviato speciale

Nel 1949, il registra cinematografico Giuseppe De Santis, girò Riso Amaro, con Silvana Mangano perduta in mezzo alle mondine, queste donne che lavorano a gambe nude, testa raccolta da un cappello di paglia, nelle risiere della piana del Po. Le mondine, ma anche la cantastorie Giovanna Daffini, interpretavano Bella Ciao come un lamento, senza forzare il tempo, contrariamente ai partigiani che, alcuni anni dopo, ne fecero simbolo di resistenza al fascismo. Mezzo secolo dopo la sua creazione (come simbolo perché il tema circola già dal XVmo secolo francese), Bella Ciao è inutilizzata. I “Motivati” francesi (membri dello Zebda e dei loro amici di Tolosa), prima di essere un movimento politico, ne fecero una versione gioiosa ed affascinante in un disco uscito nel 1997 per conto della LCR (Trotzkista), e sul quale si ballerà tutta l’estate.
In questo autunno 2002, Bella Ciao avrà aiutato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi a cacciare Michele Santoro, grande giornalista del Corriere della Sera e famosissimo conduttore di RaiDue, che aveva intonato “Stamattina mi sono alzato…” sullo schermo in segno di protesta. E cosa si vede apparire nel plotone di testa della classifica di vendita dei dischi della penisola in questo inizio di dicembre? Il Fischio del vapore, quattordici canzoni politiche ispirate al repertorio italiano dopo il XIXmo secolo e cantate da una vedette del rock nazionale, Francesco De Gregori ed una instancabile figura dell’Italia dell’opposizione, la musicista Giovanna Marini.
La canzone popolare è forte, dura nel tempo. E’ quello che ha detto Giovanna Marini dopo l’inizio degli anni 1960, quando fonda con un gruppo trepidante (Il Nuovo Canzoniere Italiano) l’etichetta I dischi del sole, diventata Bella Ciao, dopo il successo dello spettacolo dello stesso nome, portato in scena nel 1964 al Festival dei due mondi di Spoleto, il gruppo, che lavorerà in seguito con Dario Fo, sarà oggetto di una denuncia per attentato all’onore delle forze armate. I dischi del sole e Bella ciao, che pubblicheranno le canzoni dell’Italia lavoratrice, operaia e popolare, rossa e nera, erano state finanziate da Giovanni Pirelli, figlio del fabbricante di pneumatici che aveva rifiutato l’eredità paterna per convinzioni politiche. Affidatagli comunque per legge la sua quota del patrimonio, egli lo aveva subito investito nei dischi Arcophone (classica), nei Dischi del sole e nel Centro Studi Lumumba.

Tecnici sul “Chi va là”

Per il fischio del vapore, disco e serie di concerti, Giovanna Marini ha scelto di cantare Bella Ciao con lentezza, alla maniera della compaesana Giovanna Daffini. Gli scontri di bandiere sono altrove. Uscito il 15 novembre in Italia, Il Fischio del Vapore, è disco d’oro (100.000 copie vendute). Francesco De Gregori, il “Principe della canzone italiana”, il soprannome datogli dai media e dal quale lui si dissocia generalmente, è uscito dalla sua riservatezza e Giovanna Marini la rossa, l’oppositrice, che in genere frequenta una categoria molto distante dal varietà televisivo, si è vista proporre anche il sabato sera alla televisione in “Uno di Noi”, trasmissione di RaiUno presentata da Gianni Morandi, un elegante cantante diventato conduttore sulla riga di Adriano Celentano.
Giovanna Marini aveva voluto con lei quaranta dei suoi allievi della Scuola Popolare di Musica di Testaccio, aperta nel 1974 accanto al vicino mattatoio di Roma, su un luogo che gli aveva indicato un suo amico, il cineasta Pierpaolo Pisolini. Senza premeditazioni, la banda è arrivata come il popolo in marcia, vestita di nero e rosso, ricostruendo, senza volerlo, “Il quarto stato”, la tavola di Pelizza da Volpedo, il manifesto del 1900 di Bertolucci. Giovanna Marini e Francesco De Gregori si divertono. I tecnici sono sul “chi va là”. Se Giovanna Marini non ha dimenticato nulla dell’effervescenza italiana, dal PCI ai centri sociali del 1990, il suo compagno di canto che ha ugualmente fatto strada con il PCI, è rimasto a riposo dopo il fallimento della sinistra italiana. In ottobre quindi, l’enorme manifestazione romana contro la legge Cirami, detta del “Legittimo sospetto”, arma antigiudici, alla fine approvata, gli ha offerto l’occasione di riunirsi alla strada.
Il 9 e 10 dicembre, il duo ha fatto due serate al Parco della Musica di Roma, tre sale di architettura fantasiosa concepite da Renzo Piano. Per il merchandising, bisognerà passare dall’estetica “No global”, t-shirts alternative (Bella ciao nei colori e nella grafica Coca-Cola, appello all’Italia che resiste, alle multinazionali etc..). Sulla scena, De Gregori ha convocato il suo gruppo di rockers e Giovanna Marini il suo quartetto vocale con il quale si esibisce abitualmente. Si tratta di quattro chitarre, di cui una elettrica, un mandolino, un organo Hammond, una batteria, un contrabbasso, tre cantanti esperte in “terze”, “quinte” e polifonia, tutto insomma unito nel rispetto che si deve a Sacco e Vanzetti.
De Gregori ha spiegato d’altronde che egli ha immaginato questo disco attraverso l’amore dell’innocenza: quella dei due giovani anarchici, dei contadini e degli emigrati, dei quali tante canzoni italiane ritracciano il destino parlando di libertà: “Verrà un giorno che tutte quante/Lavoreremo in libertà” (estratto da Bella ciao).
Questo 10 dicembre, il cantante è sotto l’effetto delle dichiarazioni di Berlusconi che ha raccomandato ai lavoratori licenziati dalla Fiat di trovare “un secondo lavoro” (in nero). “Il peggio, dice questo romano, amante del Chianti e produttore di olio di oliva biologico, è questo: Berlusconi se ne frega totalmente delle idee portate avanti da questo disco, ma l’avrebbe voluto produrre, perché funziona”

Felicità e contraddizioni

Perché funziona?” Perché queste canzoni sono belle, sono la memoria del paese ed i giovani le riscoprono grazie soprattutto a questi arrangiamenti moderni”, risponde Giovanna Marini, “ E perché hanno una morale” (De Gregori). ”Viviamo in un paese dal fondamentalismo pesante apportato da una multinazionale, il Vaticano, dal sicuro cinismo. Noi abbiamo Berlusconi, il simbolo del cattivo debitore spoglio di etica, è pesante” (Marini).
Marini-De Gregori è un duo infernale. Lui, discreto, ritto, nato da una severa famiglia romana. Lei, in costante ebollizione, determinata, l’occhio su tutto. Buontemponi, esultanti davanti un piatto di insalata o di spaghetti al pomodoro, descrivono un’Italia felice, contradditoria “ dove le soubrette possono essere guevariste ed i dirigenti comunisti cantare la Passione di Cristo” (Marini), un’Italia sentimentale, capace di bloccare una guerra civile per assistere all’arrivo del Giro ciclistico (una canzone ne parla, L’attentato a Togliatti, interpretata da De Gregori nella sua ultima tournèe con un successo che gli ha dato voglia di prolungare l’esperienza).
In concerto il duo canta, secondo l’umore, Addio Lugano, scritta da un avvocato anarchista incarcerato nel 1906, che figura nell’antologia della canzone anarchica, sempre disponibile al reparto politico di Ricordi, la grande catena di negozi musicali italiani, tra Spazio interiore (i poemi del Papa, recitati da Gassman, Monica Vitti e Alberto Sordi) ed i discorsi di Mussolini per il quale, dice il malizioso cantante, nessuno ha mai scritto canzoni: il popolo diffida dal potere"
Veronique Mortaigne
(Trad. A cura di Salvo Di Grazia)




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