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"Canzone d'autore"

I 30 anni di "Tubular bells"- Mike Oldfield
di Marco Re "Rock 63"

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I 30 ANNI DI “TUBULAR BELLS”
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Per Mike Oldfield questo 2003 è un anno decisamente particolare: il 15 maggio scorso ha compiuto 50 anni (essendo nato il 15/05/1953 a Reading in Inghilterra) e il prossimo 25 maggio celebra i trent’anni dall’uscita del suo disco di esordio: il famosissimo TUBULAR BELLS (che magari, per i più giovani, dice poco o nulla ma se qualcuno ha visto il film “L’esorcista”, beh , allora comincia a capire di cosa sto parlando perché il celebre tema conduttore del film è proprio tratto da “Tubular Bells”). Per capire l’importanza per il mondo del rock di questo disco bisogna ricordare che Mike Oldfield fu una specie di bambino prodigio che già a 14 anni suonava insieme alla sorella Sally nel duo folk rock Sallyangie, a 16 anni era chitarrista nei The Whole World di Kevin Ayers e lo ritroviamo in veste di sessionman in alcuni dei dischi più importanti di rock alternativo di quel periodo (fine anni sessanta/primi anni settanta) e fin qui quasi nulla di strano. La cosa più straordinaria è che nel frattempo il diciottenne Oldfield - carattere solitario, ombroso e introverso - comincia ad incidere su nastro ore e ore di suoni che prenderanno corpo in una lunga suite di oltre 45 minuti i cui strumenti sono tutti suonati dallo stesso Mike. Il demo, inviato da Mike a tutte le più grosse case discografiche, verrà puntualmente respinto e bollato come prodotto poco commerciale e lo stesso Mike guardato con diffidenza. A questo punto determinante è l’incontro con Richard Branson che rimane a tal punto affascinato dalla musica di Mike da buttarsi a capofitto in una impresa quasi suicida: fondare una nuova etichetta per poter consentire a Mike di pubblicare la sua musica. Nasce così una delle etichette storiche del rock, la Virgin e il suo primo disco in catalogo sarà proprio “Tubular bells” del ventenne Mike Oldfield. Il disco nasce in uno studio di registrazione allestito espressamente per Odfield ed è appunto una lunga suite strumentale divisa in due parti e, con poche eccezioni, è lo stesso Mike a suonare quasi tutti gli strumenti ed il disco è un prodotto quasi miracoloso (non dimentichiamo che siamo nel lontano 1973) di produzione: infatti tutte le diverse partiture incise da Mike a seconda dello strumento suonato vengono montate, mixate e sovraincise fino al raggiungimento del risultato finale. Inaspettatamente il disco otterrà un risultato commerciale straordinario e l’inclusione dell’intro del disco nella colonna sonora del film di Willam Friedkin “L’esorcista” contribuirà non poco a questo successo. A tutt’oggi la versione originale di “Tubular bells” è uno dei dischi più venduti nella storia del rock.
Questo enorme successo è stato poi , nel corso degli anni, una sorta di lama a doppio taglio per Oldfield: miliardario già a vent’anni ma dalla personalità schiva che spesso sconfina nella depressione e poco propenso a giocare al divo rock è però dottissimo pluristrumentista e chitarrista dal tocco personalissimo e immediatamente riconoscibile e con una visione tutta personale della musica (più vicina alle strutture ampie e distese della musica classica che non alla struttura canzone tipica del pop-rock), con TUBULAR BELLS si conquista fama e onori (che gli consentiranno la trentennale carriera che ha poi fatto nel mondo della musica pop) ma diventa anche una sorta di ossessione/maledizione per il suo autore che nel corso di trent’anni vi rimetterà mano diverse volte quasi come se questa partitura fosse una sorta di “Work in progress” alla quale l’autore vuole aggiungere di volta in volta nuove sfumature, nuovi colori (ricordiamo la versione per orchestra sinfonica di qualche anno più tardi e TUBULAR BELLS II del 1992, TUBULAR BELLS III del 1998 senza contare le versioni live e l’ottima rimasterizzazione dell’originale uscita per celebrare il venticinquennale).
Ma torniamo ad oggi: il 25 aprile uscirà TUBULAR BELLS 2003 per festeggiare appunto i trent’anni del disco. In questa occasione Oldfield ha reinciso la partitura originale utilizzando gli strumenti e le attrezzature oggi disponibile. Si tratta a tutti gli effetti di una reincisione (infatti inizialmente il disco doveva chiamarsi “Tubular Bells re-recorded” poi deve essere sembrato un titolo un po’ troppo tecnico e si è optato per il più semplice “Tubulars bells 2003”) nella quale – così come accaduto per la ripubblicazione di “The dark Side of the Moon” dei Pink Floyd – si sono utilizzati tutti i più elevati standard di incisione digitale e tenendo conto anche degli standard attuali di riproduzione. Consigliatissimo! Per un'ora di musica fuori dai soliti standard!

Marco Re "Rock 63"
 

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